domenica 4 novembre 2007

La storia di Clara

Girano come bolle
Le sfumature di una sentenza chiusa
Le note di un vile incidente
Cadute sulla testa dal cielo

Fondano lacrime improvvise
Solchi nel pavimento
Non erano mai state decise
Le parole su questo argomento

Amore demone folle
Che inaugura stelle e cielo
Si pose lontano sul colle
Nella nube infranta dal velo
Di nebbia fatta dal gioco
Di parole troppo lontane
Per riempirle basta un poco
Di anime e dee profane

Sentii un cenno di pianto
Del corpo scarnato inatteso
Sul fronte di quel campo
Non ebbe così tanto peso

Donzelle che morirono a stento
D’incertezze e d’amore
Animate da quel frammento
Di menzongne portate da un fiore



Che pose quel cavaliere
Sulla tomba di Clara
Solo per attendere sere
Un’altra donzella amara

Ormai troppo stanca
Affermò che il suo pianto
È solo quello che manca
Per completare il suo manto
Di rose brinate dal gelo
Di quel tetro cimitero
Vicino a quel triste melo
Dove riposa il veritiero
Re che morì senza vittoria
che non volle calmare il potere
finì solamente la storia
con pane e acqua da bere.


Salsedine

Salsedine,
ciclo tremante del mare,
fusioni di onde s’innescano sulla sabbia,
gabbiani stanchi volteggiano nella nube acquosa,
come sfumate ipotesi vagano nella mia mente,
grigio cielo riposa fra le pietre serene,
il mare l’ho sentito solo dentro ad una conchiglia.

giovedì 1 novembre 2007

English

Temporali sinuosi

Facilmente percettibili
Le Menzogne a mezz’aria
Stati notturni insistenti,
dolci rumori restanti pioggia.

Bivi illuminati da lampi improvvisi
Occasioni solenni per dimenticarsi del buio,
non vedo che luce
ma il mio cuore è nell’ombra.

Speranzosa


Scariche elettriche nell’atmosfera
Si sentono dentro il temporale
Illuminando la bufera
Solenni si riversano nella nube fatale.

Si nascondono dietro il rumore dei tuoni,
venti freddi che muovono il rimanente
grigie immagini accompagnate da suoni,
sono solo figure violente.


Ormai il cielo è altrove.



Un soldatino
per poca attenzione avresti potuto muovere una mano.
Immobile, aspettavi il suo viso, la distanza del bosco, una corteccia più in la c’è il muschio e nuvole fatte di lacrime evaporate nell’aria.
Riposavi afflitto, sognando, lacrime di resina, dov’era tua madre?
avresti vissuto un altro giorno.
Attore della realtà, come tutti.

Solitudine.

Poche lacrime ti sarebbero bastate per dimenticare il passato.
Volevi scappare,
Ogni tuo passo era una nota di guerra.
Di te non era rimasta che segatura e qualche scaglia di vernice rossa.

In quel momento era solo lui, abbandonato al silenzio,
non voleva cadere,
vedeva il suo riflesso in una pozzanghera,
non si sentiva un fantasma,
sarebbe stato il primo,
l’ultimo,
il cielo pareva cenere ,
il vento lo accarezzava senza lasciarne traccia,
la nebbia.
Nata a gennaio
quando il freddo rischia di divorarti le mani,
questo respiro innocente,

Lei non aveva fatto nulla,
solo un gesto ,una parola ,
innamorata,
aveva detto che avrebbe raccolto la sue lacrime in una piccola boccetta di cristallo,
una farfalla d’inverno, come una rosa, a chi l’avresti donata,
ti saresti nutrito dei suoi sguardi fino a ritrovarti qui,

come un fantasma.

Il tempo divora le nostre voglie perché non siamo altro che lacrime del cielo.


Ti innamorerai di una bambola di porcellana, lei, senza vita, rifiuterà i tuoi regali.
Non ti avrebbe cercato nessuno, ormai la terra respira solo brina
Innamorarmi di nuovo non mi sarebbe servito, per poi scappare come avrei fatto.
Mi accontento del tuo respiro che sa di cenere.

sabato 27 ottobre 2007

Agosto cappriccioso


10 Agosto non ricordo l'inverno

Non ricordo l’inverno,
c’è una tempesta in arrivo,
comprendo il grigiore di questo agosto.
Anime sotterranee,
ho messo a fuoco la situazione
dentro il mio obbiettivo
ma la sento comunque sfocata

Aspetto con ansia metà settembre,

ogni lacrima scende
lungo le discese delle mie guance

ho un livido sul cuore
è una forma di masochismo

basterà vedere l’osso del mio bacino
per capire d’esser arrivata ad un peso di farfalla.


Mi sveglierò all’alba
Con gli occhi sporchi d’amore


Adesso le mie lacrime
Sono fossilizzate con le occhiaie


Le nostre ipotesi,
Sono foglie autunnali,
Il rimanente,
Di ciò che rinasce
Non ricordo l’inverno.

il pianto

Chiazze del cielo piangente
Follemente sentono migrare
Fisionomie di nuvole
Fisicamente impossibili
Impresse nell’ara
Anime grigie
Nell’umidità dell’atmosfera.




l'alfabeto non mi basta






i fiori non ti sarebbero bastati per dimenticare .

rimani attenta a scrutare
il mondo ormai ti ha fatta fermare
ti ha condotta a pensare
che il nulla è difficile da immaginare

e la noia
non riempie mai i buchi.


l’alfabeto non basta

seppellirti in un prato in mezzo ad altri fiori,
altri amanti,
non si poteva rischiare,
in fondo eri fragile,
camminarti vicino e pensarti era più semplice,
non sarei corsa in mezzo ai binari dei tuoi pensieri
perché ci sarebbero state solo collisioni,
eri troppo stanco per pensare,
raccoglievo fiori nella speranza di dimenticarti,
ma le lacrime cadevano anche su di essi,
insistenti,
quando,
erano ormai passate dalle mie guance,
pensieri di acqua e sale,


non ero più,
una fantasia.
Ho trovato la realtà,
in fondo ad un bosco,


tu,
in mezzo ad altre idee saresti corso a coglierle
solo quando ero di fronte ad altri uomini,
ipotesi,
anche tu lo eri stato per qualche pianto,
Io che ero un’intrusa diedi il meglio di me,
dopo, un abbraccio, un bacio, scappai.

Non è cambiato nulla.
Ed ora la notte mi abbraccia
Ti penso fra le stelle cadenti
ma resti fermo in mezzo agli altri desideri
ho scritto troppo di te
e le parole non bastano più.